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L’anarchismo contro il fascismo globale

L’anarchismo contro il fascismo globale

La Federazione Anarchica Livornese ha organizzato nella giornata del 3 dicembre un incontro di discussione collettiva per approfondire la comprensione di alcuni momenti che hanno costituito uno snodo essenziale nel ciclo di lotte svoltesi a livello globale tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70. Due in particolare gli eventi storici presi in esame, eventi che hanno rappresentato un momento cruciale in quegli anni: il colpo di stato in Cile, avvenuto l’11 settembre del 1973, e la rivolta del Politecnico di Atene, che si svolse tra il 14 e il 17 settembre del medesimo anno. Il primo segna l’inizio della dittatura della giunta militare in Cile guidata da Pinochet. Il secondo è il più importante movimento di rivolta contro la giunta militare in Grecia al potere dal 1967. Questa rivolta, repressa nel sangue con l’intervento dei carri armati nell’università di Atene, segna invece l’inizio della fine del “regime dei colonnelli”, che avverrà dopo otto mesi, nel luglio del 1974.

Si tratta di due eventi molto diversi, ma interessanti da affrontare insieme, non solo perché vicini nel tempo ma perché rappresentativi di un periodo cruciale, segnato da spinte rivoluzionarie e feroci reazioni autoritarie.
Il ciclo globale di lotte avviatosi alla fine degli anni ’60 ha nel 1973 uno dei momenti di svolta.

Se da una parte le classi sfruttate e oppresse hanno la forza, in diversi luoghi del mondo, di conquistare migliori condizioni di vita e di aprire nuovi processi di liberazione, dall’altra parte si avvia una nuova fase di restaurazione autoritaria a livello globale, che assume differenti forme nei differenti contesti.

All’inizio del 1973, in seguito agli accordi di Parigi, gli USA si ritirano dal Vietnam. La guerra condotta dal Portogallo per mantenere il proprio impero coloniale si fa sempre più sanguinosa, e diventa insostenibile per il regime fondato da Salazar, morto nel 1970. In Sud Africa gli scioperi del movimento di Durban segnano in quell’anno un passo fondamentale nella lotta per l’organizzazione del movimento operaio e contro l’apartheid. In Spagna la dittatura franchista è ancora al potere, e a partire dal primo maggio con una serie di scioperi si afferma il protagonismo dei giovani proletari e si assiste a una ripresa significativa della stampa anarchica ancora clandestina. Nel dicembre, l’eliminazione di Carrero Blanco, successore di Franco, rende evidente come la dittatura in Spagna sia ormai prossima alla fine.

Sul lato della ristrutturazione delle forme di dominio, nel 1973 la nuova fase della politica di distensione che vede come protagonisti Nixon e Breznev, ridefinisce la contesa interimperialista sulla pelle delle classi sfruttate e oppresse. Inoltre, in seguito alla guerra dello Yom Kippur, con la crisi energetica, i governi cercano di imporre un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro alla classe lavoratrice. Gli Stati Uniti sostengono in modo diretto i regimi militari in Cile e in Grecia. Ma la situazione è più complessa e articolata. Nel 1973 i regimi dittatoriali fascisti in Europa sono all’apice della crisi. Di fronte alle aspirazioni di libertà e di trasformazione sociale che vengono dalle classi sfruttate, queste dittature con processi differenti cadono: nel 1974 prima in Portogallo e poi in Grecia, e nel 1975 in Spagna. Il colpo di stato in Cile invece, preceduto pochi mesi prima dal colpo di stato in Uruguay, avvia una nuova fase autoritaria che si abbatte violentemente contro le classi sfruttate e oppresse e le loro organizzazioni, in un continente già stretto da tempo sotto la cappa delle dittature, basti pensare al Brasile, alla Bolivia, al Paraguay.
Cosa succede in Italia? Il primo numero di Umanità Nova del 1973 dedica il titolo alla liberazione degli anarchici Valpreda, Borghese e Gargamelli, chiusi in carcere innocenti dal dicembre 1969, dopo la strage di Piazza Fontana. La loro liberazione, il 30 dicembre 1972, imposta al governo da una dura campagna di lotta, mette anche simbolicamente una fine al tentativo di instaurazione di un regime autoritario messo in atto nel 1969 dallo stato italiano. Le bombe di stato, l’assassinio del compagno Giuseppe Pinelli, la criminalizzazione del movimento anarchico erano parte di questo piano. Sicuramente anche la capacità del movimento anarchico, come del movimento operaio e delle sue organizzazioni, di rovesciare la montatura e rilanciare la lotta antifascista, in un generale contesto di avanzamento delle lotte sociali, impedisce che in Italia la svolta autoritaria prenda la forma della dittatura.
È proprio nel 1973 che inizia la ristrutturazione capitalista e autoritaria dopo la fase di lotte aperta in Italia nel 1968/1969. A febbraio il governo DC di Centro-destra guidato da Andreotti impone l’agenda reazionaria del piano di sviluppo capitalistico: compressione del reddito proletario, ricostruzione del margine di profitto delle imprese, in un generale processo di accentramento del potere. Un piano che trova la forte resistenza dei lavoratori, con l’occupazione della FIAT a marzo, che determina la fine del governo guidato da Andreotti. Il successivo governo DC di Centro-sinistra riprenderà il piano di ristrutturazione sotto altre forme, sfruttando la crisi energetica per colpire la classe lavoratrice.

Il movimento anarchico è nelle sue diverse componenti in una fase di espansione in Italia in quel periodo, ed è presente nelle lotte sociali. È importante ricordare l’impegno nella lotta antifascista in cui assume un ruolo centrale la campagna per la liberazione di Giovanni Marini. Gli eventi di novembre in Cile e in Grecia hanno una forte eco in Italia, dove il movimento anarchico risponde con un forte impegno di solidarietà. La presenza in Italia di numerosi esuli, i legami tra i movimenti rivoluzionari, ma anche le reti tra i governi, le forze fasciste e reazionarie dei rispettivi paesi, specialmente nel caso della Grecia, facevano sì che questi eventi fossero sentiti come molto vicini.

Mettere a fuoco la situazione del 1973, a partire dal colpo di stato in Cile e dalla rivolta del Politecnico ad Atene permette di comprendere meglio la situazione in Cile, in Grecia e in Italia in quel periodo. Una riflessione che può anche fornire degli strumenti per le lotte attuali, in un momento in cui vediamo un nuovo processo autoritario avanzare nelle nostre società.

All’incontro hanno partecipato, in collegamento online compagnx dell’APO (Organizzazione Politica Anarchica – Grecia) e della Assemblea Anarchica del Biobìo – Cile. Sul prossimo numero pubblicheremo una sintesi degli interventi.

PN

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